La stanza del delitto si svolge nei primi anni ’50, in una tenuta a qualche chilometro da Harrogate, nello Yorkshire, Inghilterra del Nord.
Qui un signorotto di campagna scompare improvvisamente in una notte di luglio. Sarà semplicemente svanito nel nulla, o sarà morto in circostanze sospette?

La polizia interviene il mattino seguente, interpellata dalla bella e giovane moglie dello scomparso, ma sembra brancolare nel buio.
Nessuno infatti ha visto niente, ma qualcuno potrebbe aver sentito qualcosa.
Anche l’improvviso ritorno a casa della figlia, all’estero per studi, genera tensione e sospetti. In un confuso crescendo di piccole bugie, lapsus, intrighi e passi falsi, dove niente è quello che sembra, si cerca di trovare la soluzione di questa vicenda che si farà via via sempre più intricata, lasciando lo spettatore col fiato sospeso, e strappandogli più di un sorriso, fino al colpo di scena finale, come nel più classico dei gialli.

Il linguaggio di questi sei personaggi, afflitto da innumerevoli lapsus, giochi di parole e fraintendimenti di ogni tipo, si dimostra ancora una volta lo strumento perfetto per “non” farsi capire.
Francesco Tranquilli
Ciò che lo spettatore capirà ben presto, comunque, è che La stanza del delitto va seguita con la massima attenzione poiché di serio, qui, non c’è assolutamente nulla